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Medicina. Domani in tutta Italia i “Progress Test” per tutti gli studenti. Ecco come funziona
Si tratta di una prova scritta molto simile a quella che comporrà la prova scritta dell’esame di stato. Per gli studenti degli anni di corso dal I al IV si otterrà il risultato di non interrompere la lunga e proficua catena del Progress Test e per gli studenti del V e del VI sarà anche un’occasione per un vero e proprio training test in vista dell’esame di stato
13 NOV – Domani, 14 novembre 2018, in tutti i Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia italiani si svolgerà, dalle ore 9.00 alle ore 14.00, il tredicesimo Progress Test.
La Conferenza dei Presidenti dei Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia (CPPCCLMM&C), alla luce del D.M. del 9 maggio 2018 (n. 58 del MIUR) ha deciso di somministrare agli studenti un Progress Test (PT) con una prova scritta molto simile a quella che comporrà la prova scritta dell’esame di stato, preparando un training test che li alleni ad affrontare il nuovo esame di stato.
Il Presidente Stefania Basili evidenzia alcune delle novità: “Il test avrà caratteristiche formali che lo avvicinano al nuovo esame di stato. Sarà composto da 200 domande, ripartite in 50 formulate su argomenti riguardanti le conoscenze di base nella prospettiva della loro successiva applicazione professionale e 150 allestite su argomenti riguardanti la capacità di applicare le conoscenze biomediche e cliniche alla pratica medica e nel risolvere una serie di problemi clinici. Tutto questo senza interrompere la pratica del Progress Test, anche nel rispetto del meccanismo premiale conferito da numerosi CLM italiani agli studenti che eseguono il test”.
Quindi per gli studenti degli anni di corso dal I al IV si otterrà il risultato di non interrompere la lunga e proficua catena del Progress Test e per gli studenti del V e del VI sarà anche un’occasione per un training test, ovvero un allenamento in vista del futuro esame di stato.
Tuttavia, il passaggio dal progress al progress/training test ha imposto una serie di modifiche nella confezione del test. In primo luogo, il test deve allenare gli studenti al superamento di un esame di stato nazionale e quindi non è più possibile estrarre le domande attingendo a grandi e qualificate banche-dati internazionali perché è diventato quanto mai necessario attenersi strettamente al core curriculum dei corsi di laurea in Medicina. Inoltre, si è imposta anche un’altra sostanziale modifica rispetto al classico PT.
Quest’ultimo, infatti, per valutare il progresso dell’apprendimento dello studente da un anno di corso all’altro è necessariamente basato sulle discipline insegnate nei vari anni di studio. Al contrario, il citato DM del 9 maggio 2018 si prefigge lo scopo di valutare le competenze in uscita dello studente, quali la capacità di prendere decisioni e risolvere problemi, e si preoccupa di controllare l’acquisizione delle scienze di base principalmente tramite la loro ricaduta sulla competenza clinica.
Il Presidente della Associazione CPPCCLMM&C, Andrea Lenzi, sottolinea in proposito: “Nel prossimo Progress/Training test non solo è mutato il numero e la distribuzione delle domande ma si è imposta una contestualizzazione clinica delle stesse. Nel commissionare le domande di base si sono quindi privilegiate le formulazioni problematiche e nel chiedere le domande cliniche non si è andati “per discipline” ma per macro-aree di contesto clinico (“in ospedale”, “in ambulatorio”, “in emergenza/urgenza”, “nel territorio”).
Aggiunge ancora Stefania Basili: “Quest’anno per la prima volta, nella storia dei 13 anni di PT, le domande e le risposte, comprensive di fonte bibliografica, saranno pubblicate sul sito della Conferenza. In questo modo anche quegli studenti che non hanno potuto sostenere il PT potranno esercitarsi per il prossimo Esame di Stato”
Conclude infine Andrea Lenzi: “Questa deroga alla conduzione del nostro PT ci è sembrata necessaria. Ed è per questo che la CPPCCLMM&C spera che la data di inizio del nuovo esame scritto venga spostata al luglio 2020 consentendo a tutti nostri Studenti di allenarsi alla nuova modalità con almeno 2 anni di tempo”.